Eliot Bates - la vita sociale degli strumenti musicali: parte 1 - allargare i confini dell'organologia
Il seguente post è liberamente tratto da un articolo di Eliot Bates apparso sulla rivista Ethnomusicology nel 2012. L'articolo integrale è liberamente consultabile e scaricabile qui.
In un articolo apparso sulla rivista Ethnomusicology nel 2012 il musicista ed etnomusicologo Eliot Bates ha descritto la "vita sociale" di uno degli strumenti più carichi di significato per la cultura turca: il Saz. L'approccio che Bates usa nella sua analisi è molto interessante in quanto rovescia la normale prospettiva che si instaura tra l'essere umano e l'oggetto sonoro, ovvero quella di attore (l'uomo) e di agito (lo strumento musicale).
Al contrario, Bates, partendo da alcuni richiami letterari e cinematografici come il romanzo Accordion crimes di Annie Proulx, il film il violino rosso di François Girard e il romanzo gotico The lost Stradivarius di J. Meade Faulkner, arriva a considerare lo strumento musicale come "un protagonista di storie, un attore che può favorire, mediare o impedire interazioni sociali tra altri personaggi". l'etnomusicologo sostiene infatti che gli oggetti, ed in particolare gli oggetti sonori vanno presi "sul serio" quindi non semplicemente come oggetti che gli esseri umani utilizzano, fabbricano e scambiano o come manufatti passivi da cui emana il suono ma vanno considerati come attori all'interno delle complesse reti di relazioni tra umani e umani, tra umani e oggetti e tra oggetti e oggetti. Per questo motivo Bates parla di vita sociale degli strumenti musicali.
L'organologia, secondo Bates, si è occupata degli strumenti musicali principalmente in maniera classificatoria in un'ottica musealistica. In contrapposizione a questa logica, Bates passa in rassegna alcuni approcci che tendono ad ampliare il campo d'indagine dell'organologia includendo nella disciplina aspetti simbolici, relazionali o sociali degli strumenti in analisi.
Ki Mantle Hood aveva suggerito nel suo Ethnomusicologist una classificazione degli strumenti musicali che allargasse lo spettro delle caratteristiche descritte dall'organologia. a tal proposito aveva sviluppato un "organogramma" ovvero un sistema di rappresentazione delle caratteristiche organologiche che includeva anche informazioni relative a decorazioni, suono e funzione sociale degli strumenti. Nonostante i limiti del sistema di Hood, questo tipo di classificazione prendeva in esame delle caratteristiche che restituivano un contesto all'oggetto, e tali informazioni erano ottenibili solo per via etnomusicologica.
Secondo Sue De Vale lo scopo ultimo dell'organologia sarebbe quello di "contribuire a spiegare società e cultura". L'approccio di De Vale invita infatti a "pensare attraverso lo strumento musicale" considerandolo quindi un soggetto capace di interagire in contesti relazionali.
Questo modo di considerare l'organologia era già stato anticipato da Robert Van Gulick nel 1938. Nel suo The lore of the Chinese Lute dedicato al liuto cinese Ch'in Van Gulick si occupa di diversi aspetti culturali e sociali che si condensano in questo strumento: l'ideologia di questo liuto, scrive Van Gulick, "favorisce l'armonizzazione della mente umana e spinge la persona a migliorare il proprio cuore". Inoltre, il complesso rituale associato al Ch'in riconosce a questo oggetto sonoro una soggettività che l'essere umano deve assecondare attraverso la predisposizione di spazi con specifche caratteristiche per lo strumento e il loro arredamento.
A partire dal 2000 sono comparsi diversi lavori che argomentano in maniera molto stringente la necessità di approcciarsi allo studio degli strumenti musicali considerandone il valore emozionale, affettivo e simbolico.
Regula Qureshi nel suo studio sul Sarangi indiano esplora le interrelazioni tra l'estetica sonora, il simbolismo dello strumento e l'appropriatezza di certi contesti performativi per il Sarangi. Un altro aspetto interessante messo in evidenza da Qureshi riguarda l'attenzione ad aspetti che oltrepassino questioni estetiche e soniche nello studio della musica e degli strumenti musicali "in modo da far emergere le implicazioni storiche e politiche e quindi capire come la musica parli ai conflitti sociali e alla politica del dominio e dell'esclusione"
Kevin Dawe si è occupato della lira cretese interpretando lo strumento come "costruzione sociale e materiale". Le indagini etnomusicologiche di Dawe riguardano, oltre al significato dello strumento per la società cretese, anche l'effetto degli strumenti musicali nella trasformazione della mente e del corpo dei musicisti: "gli strumenti musicali possono trasformare le menti e i corpi, modificare stati d'animo come le articolazioni, i tendini e le sinapsi, l'ergonomia e le interazioni sociali". Questa impostazione, insieme a quella di De Vale considera lo strumento musicale come un soggetto più che come un oggetto e allude ad un potere trasformativo di questi strumenti, che descrive come "attivi nel dar forma alla vita sociale e culturale" degli uomini.
Autore: Amedeo Fera
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