Johannes Tinctoris: la misteriosa viola greca del "De inventione et usu musicae"


Johannes Tinctoris (1435-1511) fu un compositore, teorico e strumentista di origine fiamminga attivo anche presso la corte napoletana del re Alfonso d'Aragona nella seconda metà del Quattrocento.
Nel De inventione et usu musicae, un trattato giunto incompleto, Tinctoris descrive una serie di strumenti e nel Quarto libro si occupa specificamente di quella che definisce lyra, detta volgarmente leutum (liuto) e degli strumenti da essa derivati come viole, ribeche, citole e tambura (leggi qui un articolo contenente il testo latino originale .
Dopo aver descritto la forma e l'accordatura di questo strumento (parla anche di un'invenzione tedesca, cioè quella di aggiungere alle corde in budello delle corde di ottone accordate all'ottava inferiore), Tinctoris descrive la viola, caratterizzata dal fondo piatto e dalle rientranze dei fianchi dello strumento (nella maggior parte dei casi). Non viene detto esplicitamente che questa tipologia di viola sia uno strumento ad arco.
Tinctoris parla anche di una tipologia di viola inventata dai greci che differisce dal liuto per accordatura e tecnica esecutiva: può avere tre corde accordate per quinte o cinque corde accordate per unisoni e quinte e viene suonata con l'arco. Le corde vengono disposte in modo da far sì che l'arco arco possa suonarle singolarmente.
Simile a questa "viola"greca è la ribeca (di origine francese) che ha una forma a guscio ma mantiene la possibilità di suonare a corde singole.
Derivati dalla lira sono anche la guiterra catalana e la cetula italiana. I turchi invece hanno sviluppato dalla lira la tambura che viene suonata con le dita o una penna.
Tinctoris passa poi a descrivere le possibilità esecutive di questi strumenti. Dopo aver parlato del liuto e della viola da mano (preferita al primo in Italia e Spagna), descrive due fratelli fiamminghi, Charles e Jean, capaci di suonare divinamente le viole in contrappunto. Parla anche della ribeca, dal fraseggio simile a quello della viola. Tinctoris esprime la sua preferenza per questo tipo di strumenti capaci di ispirare pietà religiosa nell'anima di chi li ascolta. Tinctoris conclude poi con le modalità esecutive di guiterra e cetula ed infine descrive la tambura, che aveva sentito suonare dai prigionieri turchi dopo la presa d'Otranto da parte di Alfonso II, avvenuta nel 1480, giudicando il suono di questo strumento come barbaro.

Purtroppo Tinctoris non fornisce i disegni degli strumenti da lui descritti ma sembra plausibile che la viola greca (menzionata anche in alcune composizioni bizantine dette kratimata), nella versione a tre corde possa essere uno strumento simile a una lira. Il termine viola per di più è uno dei termini che viene utilizzato in Bulgaria per riferirsi alla Gadulka (consulta qui un articolo che ne parla).
Esistono alcune raffigurazioni di viole provenienti dal mondo bizantino risalenti al XVI secolo, ma si tratta di strumenti a cinque corde. Lo strumento a tre corde è rappresentato nel monastero Athonita di Grigoriou in un affresco risalente al XVI secolo (vedi qui il libro La lira, uno strumento musicale tradizionale di G. Plastino in cui viene riportata la forma dello strumento a pag. 202) e sembra del tutto simile a una lira.


 










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