Uno strumento tra oriente e occidente: aperture musicologiche sul tema della transculturalità


Il tema della transculturalità e dell'ibridità nel campo della musicologia e più specificamente in quello della musica antica è relativamente recente ed in molti casi visto con sospetto, spesso tacciato di essere un espediente per produrre miscugli di stili che mancano del rigore scientifico e filologico richiesto dalla prassi storicamente informata. Sicuramente la tendenza a mescolare stili e generi è in parte il riflesso della nostra epoca globalizzata. D'altra parte però, è anche vero che l'idea di una cultura, ed in particolare di una cultura musicale "pura" è allo stesso modo un mito più che una realtà. 

Le culture che vengono a contatto si influenzano reciprocamente in maniera più o meno evidente, e la coesistenza di culture diverse conduce in maniera quasi inevitabile a un'interazione.

Uno strumento come la Lira rappresenta in maniera tangibile l'ibridità culturale in contesti storici che siamo abituati a considerare come culturalmente omogenei.

Recentemente la tematica dell'ibridità culturale, lanciata dallo studioso di origine indiana Homi Bhabha con il suo testo fondativo I luoghi della cultura è stata affrontata in alcuni lavori che riguardano in maniera specifica l'arte e la musica del passato.

il saggio di Peter Burke The hybrid renaissance è dedicato ad illustrare diverse forme di ibridità culturale presenti nelle arti del rinascimento, dall'architettura alla pittura, dalle arti decorative alla musica.

Il testo di D.R. Irving Colonial counterpoint è invece dedicato ad esplorare le modalità di trasmissione della musica occidentale nella capitale delle Filippine, analizzando il processo di assimilazione e rielaborazione della musica polifonica di origine europea all'interno della cultura musicale locale nella Manila della prima età moderna.

Questi esempi illustrano come la ricerca musicologica si stia orientando verso lo studio di tematiche ritenute, fino a poco tempo fa, marginali se non irrilevanti. E' un segnale importante che svincolerebbe lo studio delle musiche "altre" nel tempo, nello spazio e nella collocazione sociale dalle barriere che la ricerca musicologica ha spesso innalzato nei confronti di alcuni oggetti di studio e ricerca.

autore: Amedeo Fera




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