la "tarantella du Barilli", un classico del repertorio della lira calabrese
Francesco Trimboli, "U Barilli" |
Francesco Trimboli, probabilmente nato sul finire dell'800 e morto nel 1964, era un mugnaio di Agnana, nella Locride. soprannominato Barilli, era riconosciuto come un virtuoso dai musicisti documentati nel corso della ricerca sul campo della cooperativa R.L.S. come Domenico Tropea e Giuseppe Fragomeni.
Essendo già morto nel momento in cui venne effettuata la ricerca, la sua suonata caratteristica venne cantata da Domenico Tropea agli etnomusicologi e così registrata e documentata nel CD frutto di quella ricerca.
Domenico Tropea (ai flauti e canto) insieme a Giuseppe Fragomeni (Lira) |
Con il rilancio dello strumento avvenuto in seguito alla ricerca e il conseguente accostamento di giovani musicisti a questi repertori la "tarantella du Barilli" è divenuta una specie di standard del repertorio della lira: la melodia viene infatti suonata dalla maggior parte delle persone che si accostano alla lira calabrese. In questo post cercheremo di capire come questa suonata è stata trasmessa ed è diventata un patrimonio delle nuove generazioni di suonatori di lira attraverso 10 esempi di interpretazione della sonata.
Lira modello Barilli riprodotta da Vincenzo Piazzetta |
La prima versione che prenderemo in considerazione è proprio la versione cantata da Domenico Tropea ai ricercatori della cooperativa R.L.S. Tropea era amico e compagno di suoni di Francesco Trimboli, per cui, in teoria, avrebbe sentito la suonata moltissime volte. La sonata si articola attraverso due cellule melodiche riconoscibili ed alcune microvariazioni. Le due cellule melodiche che si sentono all'inizio della sonata sono quelle che nelle versioni successive vengono riconosciute come caratterizzanti la sonata du Barilli.
Si tratta del documento sonoro che ha dato origine ad una serie di esecuzioni stimolate, probabilmente, sia dalla cantabilità della melodia che dalla reputazione del Barilli di virtuoso della lira. La catena delle interpretazioni ha quindi in questo caso un chiaro e documentato punto di inizio, a differenza di quanto accade in un ambiente caratterizzato da una cultura orale e dall'assenza della tecnologia della registrazione in cui lo stile esecutivo si forgia in un ambiente in cui l'unico mezzo per "registrare" una melodia è l'ascolto ripetuto e la memorizzazione, cosa che necessariamente implica una rielaborazione del materiale sonoro originario, non fosse altro per il fatto che non esiste una "versione originale" definita da cui attingere. In questo caso è la voce di Tropea a riportare le suonate di Barilli, e ciò implica in maniera quasi automatica una ulteriore rielaborazione del materiale sonoro originario, se non altro per adattarlo alla voce. Il che, forse, ha prodotto una certa riconoscibilità della melodia, che appunto risulta "cantabile" e con una linea melodica molto più chiara rispetto, ad esempio, allo stile di Pasquale Iervasi ricordato in un precedente post.
La seconda versione è quella di Ettore Castagna musicista ed etnomusicologo che ha preso parte alle ricerche della cooperativa R.L.S. ed ha quindi appreso lo strumento in maniera diretta dai suonatori tradizionali della Locride e le sonate del Barilli dalla voce di Domenico Tropea. In questo caso è abbastanza chiaro il processo che ha portato dall'ipotetica sonata del Barilli alla versione di Castagna. Abbiamo quindi tre passaggi: Sonata di Francesco Trimboli alla lira --> versione cantata di Domenico Tropea --> rielaborazione della linea melodica per lira di Ettore Castagna. E' ovvio che non potremo mai sapere quanto la versione di Castagna possa essere fedele all' "originale" di Trimboli, tuttavia l'idea stessa di una ricostruzione della sonata di Trimboli non sarebbe potuta avvenire in un ambiente tradizionale, dove la rielaborazione sarebbe stata automatica e non avrebbe fatto probabilmente riferimento ad un presunto originale.
La terza versione aggiunge quindi alla precedente un ulteriore livello di trasmissione. Fraschetti ha probabilmente attinto anche alla versione registrata da Domenico Tropea, di cui ripropone la dialettica tra voce e accompagnamento di chitarra traslandola sulla lira e un certo richiamo alla vocalità nell'esecuzione della melodia. Abbastanza evidente è anche la vicinanza alle modalità esecutive di suonatori come Giuseppe Fragomeni.
La quarta versione è eseguita dal gruppo Agorà, formato da musicisti provenienti da Tiriolo (CZ) e dalla provincia di Cosenza. La lira è suonata da Antonio Critelli, musicista e liutaio componente anche del gruppo Phaleg insieme a Danilo Gatto, ex membro dei Re Niliu, in cui erano attivi alcuni membri del gruppo di ricerca della coop. R.L.S. La versione del gruppo si discosta in maniera molto netta da quelle finora prese in analisi. Innanzi tutto si tratta di una versione arrangiata per un gruppo di musica etno-folk, per cui assume uno sviluppo inedito rispetto alle modalità esecutive tradizionali (anche nel caso di ensemble strumentali, vedi qui un esempio). La velocità di esecuzione è inoltre molto più sostenuta rispetto agli esempi precedenti. Di seguito una schematizzazione dello sviluppo della sonata:
- introduzione della lira sola
- esposizione del tema principale (A) e del secondo tema (B) da parte della lira
- ripresa del tema A e sue variazioni con l'organetto
- ingresso del tamburello e ripresa del tema A
- variazione dei temi A e B con ingresso del violino: il suono della lira a questo punto è in secondo piano.
- esposizione dei temi da parte della pipita (A piuttosto aderente alla melodia della lira, B leggermente variato) e variazioni sui due temi
- la pipita introduce gradualmente stilemi melodici tipici del repertorio dello strumento discostandosi dai temi iniziali.
- chiusura del brano
nella sua quinta versione è evidente la ripresa della tecnica della microvariazione e del suono tipico della Locride, nonché l'utilizzo di un modello di lira ed un arco replica di quelli utilizzati dal Barilli. L'approccio di Gabriele sembra "filologico" nel rispettare in maniera molto stretta gli elementi trasmessi dalla documentazione e dalla ricerca etnografica.
Francesco Denaro, musicista e musicologo di San Vito sullo Ionio (CZ) ha fatto della lira calabrese l'oggetto dei suoi studi in etnomusicologia, dedicando a questo strumento il suo lavoro di tesi in cui ha tracciato un bilancio della cultura musicale legata alla lira tra riscoperta, primo e secondo revival.
Nella sua sesta versione Francesco, dopo aver introdotto la sonata, parte dalla cellula melodica tradizionale e, pur mantenendo una tecnica di variazione che è molto simile a quella ereditata si discosta dai modelli originari in quanto a timbro e fraseggio melodico. Le scelte musicali di Francesco sono rispecchiate anche dallo strumento che suona, un modello elaborato dal liutaio Vincenzo Piazzetta, frutto di una sua personale ricerca estetica e timbrica che parte dagli strumenti tradizionali per adattarsi alle necessità del musicista.
Federica Santoro è una giovane musicista del Catanzarese che ha effettuato un percorso di studi classici accanto alla pratica di uno strumento tradizionale come la lira calabrese. La ha appresa da Antonio Critelli, come si legge nella parte biografica del suo sito internet. In questa ottava versione vengono richiamati i temi caratteristici della sonata del Barilli tramite l'interpretazione del gruppo Agorà che abbiamo visto sopra. Dopo l'esposizione dei temi tuttavia, la sonata vira verso un nuovo motivo che non ha nulla in comune con la sonata tradizionale. Anche l'impostazione generale di Federica sulla lira sembra influenzata dagli studi classici e da un approccio allo strumento che intende svincolarsi dalla stretta osservanza degli stilemi tradizonali per ottenere un suono più pulito e preciso (vedi anche qui).
Gabriele Macrì è un giovane polistrumentista di San Vito allo Ionio che approccia la lira in maniera piuttosto innovativa. Di recente è stata pubblicata una sua versione della canzone il violinista di Dooney in cui suona la lira in un contesto di musica cantautorale. Nella sua nona versione è accompagnato da un pianista. Anche in questo caso, dopo aver richiamato i temi tradizionali, Gabriele si discosta dalla sonata trasmessa da Tropea per interagire con i fraseggi del pianoforte, richiamando però alcuni stilemi caratteristici del repertorio tradizionale della lira.
Piero Gallina, è stato un membro del gruppo Agorà, che, come abbiamo visto, aveva come suonatore di lira Antonio Critelli. Violinista classico di formazione, approccia anch'egli lo strumento in una maniera piuttosto innovativa. Anche la sua decima versione si basa sui due temi della versione di Agorà, preceduti da una introduzione. I temi vengono variati attraverso una modulazione (che impiega una tecnica di diteggiatura della corda centrale inedita per la lira) e lo sviluppo melodico e ritmico del tema.
Chiudiamo questa panoramica con un video di Giuseppe Fragomeni detto "U Fanarra" o "Peppi i Campu" che ha appreso a suonare la lira ascoltando anche Francesco Trimboli. Fragomeni lo dichiara espressamente dicendo che da bambino osservava Francesco Trimboli per copiarne il suono (cfr. Plastino, La Lira: uno strumento musicale tradizionale, pag. 116-117 consultabile qui). Nel video che segue, al minuto 3:47 Fragomeni esegue una sonata a ballo che contiene dei chiari richiami allo stile del Barilli. Egli ha quindi interiorizzato lo stile di Trimboli riprendendone degli stilemi in maniera spontanea, probabilmente anche in maniera piuttosto inconscia, nel suo modo di suonare. Questo fenomeno viene definito da Peter Burke "ibridazione culturale" (vedi libro qui) e si riferisce a quei meccanismi inconsci che permettono di assorbire elementi esterni all'interno del proprio contesto culturale. Si tratta di un modo diverso di assorbire cultura rispetto a quello dei musicisti contemporanei, che tendono, analiticamente e consciamente a selezionare e riprodurre modelli culturali che vengono ritenuti dei riferimenti.
autore: Amedeo Fera
Commenti
Posta un commento