continuità e cambiamento nelle strutture musicali della musica arabo-andalusa

 

musica arabo-andalusa eseguita dall'Ensemble Harrate insieme all'ensemble Arcimboldo

La tradizione musicale arabo-andalusa rimonta al passato islamico della penisola iberica: fiorita tra il IX e il XIII secolo in Al-Andalus, in seguito alla riconquista dei re di Spagna e all'espulsione dei musulmani dal regno, venne esportato in Marocco dai profughi provenienti dalla penisola iberica.

Thilo Hirsch è un musicista e musicologo che risiede in Svizzera e che si sta occupando, nel suo progetto di ricerca dottorale di studiare il rabab arabo-andaluso per ricostruirlo e contestualizzarlo nella musica del medioevo e del primo rinascimento.

nel suo intervento intitolato "continuità e cambiamento nelle strutture musicali della musica arabo-andalusa"  e presentato alla "International Conference on Analytical Approaches to World Music" (link fb qui)  Hirsch ha cercato di capire in che misura un repertorio basato essenzialmente sulla trasmissione orale come quello arabo-andaluso sia soggetto al cambiamento.

Attraverso la comparazione tra alcune registrazioni degli anni '30 e le esecuzioni contemporanee del repertorio detto sana-i, Hirsch ha cercato di capire in che misura è intervenuto un cambiamento nell'esecuzione di un repertorio che viene comunemente considerato immutato dal 1492, anno della riconquista di Granada da parte di Ferdinando e Isabella i cattolici.

Esistono infatti delle registrazioni di un ensemble di musicisti marocchini diretto da Umar al Gai-di che risalgono al 1932, anno in cui si svolse il congresso internazionale della musica araba al Cairo.

Dal confronto tra le esecuzioni degli anni '30 e quello dell'ensemble Harrate emergono le seguenti differenze:

  • l'esecuzione avviene oggi una terza più in basso
  • i tempi sono più lenti
  • la voce principale è variata in maniera trascurabile, alcuni abbellimenti che nel 1932 venivano eseguiti dalla voce superiore sono passati alla voce principale.
  • la diminuzione è oggi più virtuosa ma meno varia ritmicamente.
  • nel 1932 i glissati erano meno frequenti.
  • non c'è traccia di uno stile "fugato" nell'esecuzione contemporanea.
Hirsch ha concluso il suo intervento mettendo in luce quegli aspetti che dimostrano continuità e rottura nella trasmissione del repertorio musicale arabo-andaluso. In primo luogo sebbene gli ensemble di musica arabo-andalusa abbiano adottato nuovi strumenti (come il violoncello, il ney etc.) non c'è traccia dell'inserimento di nuove composizioni all'interno del repertorio. L'innovazione in questo caso avviene attraverso l'improvvisazione internamente a quelle che potremmo definire, in un'ottica occidentale, le composizioni. In questo senso i confini stilistici entro i quali può avvenire l'interpretazione vengono continuamente rinegoziati tra musicisti e pubblico. E' questo l'aspetto che, secondo Hirsch, garantisce a musiche di questo tipo la sopravvivenza nel tempo: non già l'innovazione intesa come creazione di nuovo materiale ma la continua rielaborazione di quello esistente alla ricerca di nuovi spazi espressivi.

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