Eterofonia 1: alterità simultanea

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canti liturgici etiopi a Lalibela

Questo post riprende alcuni contenuti dell'articolo di Zanna Partlas "Theoretical approaches to Heterophony" liberamente consultabile e scaricabile qui

Curt Sachs, parlando di quelle categorie di musica che implicano l'esecuzione simultanea di più note o altezze, introduce l'idea di alterità simultanea per definirle.
Tale caratteristica è fondamentale e prende in considerazione il fenomeno musicale dal punto di vista del risultato sonoro più che da quello degli esecutori. E' interessante notare come nella teoria musicale la differenziazione fondamentale che riguarda la tessitura riguardi proprio la presenza o l'assenza di questa alterità anche se possiamo presupporre che in molte culture tradizionali non esista alcuna nozione di unisono nè un preciso controllo delle deviazioni da questo: sarebbe probabilmente questa un'ipotetica situazione di partenza da cui si potrebbero sviluppare delle forme di eterofonia.
Questa forma inconscia di eterofonia è psicologicamente ancora una forma musicale non polifonica, come afferma Sachs. C'è quindi in molti casi una discrepanza tra la definizione teorica di questi fenomeni e l'esperienza psicologica degli esecutori il che si traduce in un'ambiguità di questo termine nella letteratura etnomusicologica.
Tale ambiguità è presente anche nella contrapposizione tra polifonia e armonia, la prima riferita alla dimensione orizzontale dell'alterità simultanea sopra menzionata, mentre la seconda riguarda quella verticale. Tralasciando il fatto che il termine polifonia è culturalmente molto connotato e si riferisce principalmente alla musica occidentale di tradizione scritta anche in questo caso il fatto che una musica eterofonica possa essere categorizzata come polifonia dipende più che altro dal fatto che chi la esegue ne abbia coscienza, cosa che, come è emerso discutendo con Anna Maria Civico non è sempre ovvia per i cantori tradizionali, che spesso concettualizzano il canto polifonico come un'entità unitaria.

L'Eterofonia si situa quindi tra una tessitura monofonica e quella propriamente polifonica: si tratta di un modo di considerare la  melodia e la sua densità sonora molto interessante per uno strumento come la lira, che peraltro si basa, utilizzando una nota continua di bordone, proprio su una forma di eterofonia. Riflettere (e suonare) in maniera consapevole questo tipo di "monodia arricchita" se possiamo usare questo termine, potrebbe sicuramente apportare nuove idee allo sviluppo del linguaggio di uno strumento come la lira.

Autore: Amedeo Fera


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