Modalità e lira calabrese: parte 4 - confronti tra stili tradizionali

 

Le lire del mediterraneo

Se prendiamo in considerazione la lira diffusa nel bacino del mediterraneo, caratterizzata dalla forma a pera, piroli a inserimento sagittale, assenza di tastiera, anima incastrata sotto il piedino del ponte, è difficile capire come e dove essa si sia originata e in seguito diffusa. L'opinione più accreditata vuole che questo strumento sia di origine greca e si sia in seguito diffuso nell'Europa orientale per il tramite dell'impero bizantino.

La lira si trova infatti in tutto il mediterraneo orientale, ad eccezione della Calabria, che rappresenta il punto più occidentale della sua area di diffusione.


area di diffusione della lira

Le tipologie di lira che sono rimaste più affini allo strumento calabrese sono il kemene macedone, il Cemane serbo, la ljierica croata e la lira trace
Prenderemo quindi in analisi la musica che con essi viene eseguita cercando di capire analogie e differenze negli stili esecutivi, in modo da avere un'idea più precisa dell'approccio modale da cui questi stili si originano.

Alcune premesse

Un primo aspetto da considerare  riguarda proprio l'area di diffusione, che evidenzia due sottoaree: la prima (la più estesa e dove lo strumento ha avuto il maggiore sviluppo, riguarda l'area greco-balcanica e turca sottoposta al dominio ottomano: in quest'area troviamo, tra gli strumenti più affini allo strumento calabrese, la lira macedone, quella trace e il cemane serbo. La seconda area è quella più occidentale e riguarda la ljerica croata (diffusa in una regione storicamente compresa nell'orbita di Venezia) e la lira di Calabria (che non sembra avere particolari relazioni con il resto delle aree prese in considerazione. In linea di principio quindi dovremmo riscontrare due stili diversi, uno più "orientale" legato alla modalità ottomana ed uno più "occidentale", che interesserebbe la Dalmazia e la Calabria, musicalmente più prossime alla tonalità occidentale.

In secondo luogo bisogna considerare l'accordatura: come abbiamo detto è generalmente rientrante e si sviluppa secondo il seguente schema:

accordatura della lira

Tale schema però può essere interpretato in modi diversi a seconda del modo utilizzato nei fraseggi melodici.  La stessa accordatura può quindi essere riferita a diversi modelli scalari e quindi a diversi modi musicali. Tullia Magrini, in un suo articolo sulla lira cretese sottolinea giustamente come i fraseggi melodici della liraki siano assimilabili a quelli dell'askomadoura cioè la cornamusa cretese. Anche nel caso della lira calabrese tali affinità con la zampogna possono essere riscontrate sia nell'impostazione dello strumento che nei fraseggi melodici. C'è da dire che in generale alcuni strumenti ad arco storicamente tendevano ad imitare le cornamuse (ad esempio un sottogenere del repertorio per viola da Gamba è la musette, che imita appunto la cornamusa, senti qui due musettes di Marin Marais).

Abbiamo quindi tre elementi da prendere in considerazione nell'analizzare la musica che con le lire menzionate sopra viene eseguita:

1. Le influenze musicali dell'area presa in considerazione
2. I modi utilizzati nei fraseggi melodici
3. Le affinità con i repertori di altri strumenti ed in particolare con quello della cornamusa/zampogna che insistono nell'area.

La lira della Tracia, il kemene della Macedonia e il Cemane serbo

lira trace

Per quanto riguarda l'area greco-balcanica inizieremo con l'analizzare la lira della Tracia, una regione storica che si trova tra Grecia, Bulgaria e Turchia. Si tratta quindi culturalmente di un'area a cavallo tra il mondo ellenico e quello slavo con una forte influenza turca dovuta alla dominazione ottomana (Edirne, nella Tracia orientale, è stata anche capitale dell'impero ottomano fino alla presa di Costantinopoli).
Nella Tracia greca è diffusa una forma di lira rimasta affine a quella calabrese (la lira della Tracia bulgara è infatti la base su cui è stata sviluppata la Gadulka standard). 
La lira viene ancora utilizzata in alcune comunità come strumento d'elezione per alcune occasioni come le anastenaria in cui accompagna una danza rituale con le icone.


Nella zona è presente anche una forma di cornamusa affine alla gajda bulgara per cui è possibile comparare i due strumenti, che eseguono repertori sovrapponibili e vengono utilizzati spesso anche in coppia. Per far ciò prenderemo in considerazione una danza chiamata zonaradikos comparando una versione eseguita dalla gajda con una eseguita dalla lira. di seguito gli ascolti:

- zonaradikos per lira (Elias Zografos)
- zonaradikos per gajda (Giannis Dobridis)

Le due versioni dello zonaradikos, seppur eseguite su strumenti diversi, quindi con alcuni abbellimenti idiomatici, condividono la stessa impostazione basata sull'utilizzo del pentacordo che va dalla fondamentale alla quinta. Tuttavia, mentre la gajda ha il bordone accordato sulla nota fondamentale (negli esempi LA, vedi qui l'accordatura dello strumento), la lira utilizza come bordone la nota RE, una quinta sotto la nota fondamentale.
Possiamo interpretare questa impostazione come un modo plagale del dorico (vedi qui una piccola introduzione ai modi).  I modi plagali infatti sono costruiti accoppiando un tetracordo situato una quarta sotto la finalis al pentacordo che appunto parte dalla nota fondamentale e arriva una quinta sopra. L'impostazione della gajda è estremamente chiara in questo senso: la mano sinistra infatti suona le note del pentacordo (da LA a MI), mentre il tetracordo inferiore viene suonato dalla mano destra. Il bordone LA corrisponde alla nota fondamentale che si trova chiudendo i fori della mano sinistra.  Questo tipo di impostazione potrebbe essere collegata al canto liturgico bizantino che utilizza un sistema di otto modi (octoechos) molto simile ai modi gregoriani e da cui probabilmente deriva anche il sistema turco dei Makam. Si tratta di una questione abbastanza complessa che avremo modo di approfondire in futuro.

Anche in Macedonia, la regione montuosa a nord-ovest della Grecia e in Serbia sono diffusi alcuni tipi di lira chiamati Kemene o Cemane. Lo strumento in Macedonia è rimasto relativamente rozzo, spesso viene dipinto ed ha dei piccoli fori di risonanza sul piano armonico in aggiunta alle classiche buche.
Viene utilizzato per le danze e per accompagnare il canto. Il Cemane serbo ha caratteristiche molto simili allo strumento macedone. Entrambi gli strumenti coesistono con alcune tipologie di gajda molto simili a quelle diffuse in Bulgaria e in Tracia.
Anche in questo caso l'impostazione di questi strumenti ricalca quella che che abbiamo delineato per la lira della Tracia. Nel video successivo il Kemane macedone accompagna il canto insieme alla Gajda. La melodia del canto si sviluppa come abbiamo visto per la danza trace nell'ambito del pentacordo al di sopra della fondamentale.


Di seguito i video di alcuni suonatori tradizionali relativi al Kemene macedone (Stojan Abazovski) e al Cemane serbo (Voja Stankovic) per avere un'idea dello stile tradizionale:




La Ljierica della Croazia e la Lira calabrese

In Croazia è diffusa una tipologia di lira denominata ljieriça o vjialo. Storicamente questa regione è stata un crocevia di culture: contesa tra gli Asburgo, il regno d'Ungheria, Venezia e l'impero Ottomano, la Croazia ha contribuito, specialmente nella regione tra l'Istria e Dubrovnik allo sviluppo della cultura musicale europea fin dal Rinascimento, con compositori come Petar Hektorovic o Julije Skjavetić.

Ljieriça croata

La parte costiera della Croazia e le isole dalmate, come si vede dalla cartina, sono state sottoposte al dominio veneto in maniera continuativa fin dal XV secolo, per cui l'influsso della cultura italiana è presente in questa parte del paese fin da epoche abbastanza antiche. Proprio in quest'area è presente la lira, che nel momento di massima diffusione tra Otto e Novecento si trovava nella parte nord-orientale dell'Istria, sulle isole dell'Adriatico settentrionale e della Dalmazia e nella regione marittima intorno a Dubrovnik. Secondo alcuni autori la lira sarebbe giunta in quest'area solo a fine '700, mancando fino ad allora menzioni di questo strumento nelle fonti archivistiche e iconografiche.

la Croazia veneta (in viola)

La musica tradizionale croata è abbastanza varia e risente di tutti gli influssi di un'area che ha storicamente interagito con culture anche molto diverse tra loro. Nella parte costiera della Dalmazia ad esempio, che come abbiamo visto ha risentito dell'influsso italiano, c'è uno stile di canto chiamato klapa chiaramente influenzato dalla polifonia di tradizione italiana:



Allo stesso modo però nell'area insistono altri stili di canto come la ganga originaria delle alpi Dinariche o l'Ojkanje della parte interna della Dalmazia che invece sono più simili ad altre forme di polifonia diffuse nei balcani. Di seguito due esempi di Ganga e Ojkanje:



Allo stesso modo nella tradizione croata è presente uno strumento chiamato tamburitsa che combina caratteristiche del tambur mediorientale e del mandolino, a fianco al gusle diffuso in tutti i balcani ed alla Ljeriça, che si ritrova in altre zone dei Balcani fino alla Turchia.
Per quanto riguarda le cornamuse, in Croazia ne sono presenti diversi tipi. Quello più diffuso nell'area della ljieriça è il diple, dal fraseggio molto particolare e caratteristico, di seguito un video di una danza accompagnata da questa cornamusa:


In Slavonia invece, nella parte orientale del paese è diffusa la Gajde, una cornamusa con un bordone mobile diffusa anche in Ungheria e in alcune parti della Romania. Il fraseggio di questo strumento si avvicina al linguaggio tonale per l'alternanza del bordone di tonica e dominante che lo caratterizza:


Un altro strumento molto interessante di quest'area è il sopile un oboe popolare che viene suonato nel Quarnaro ed in alcune isole dalmate: 


La musica, in questo caso una Mantinada (genere di probabile origine veneta diffuso anche a Creta), viene eseguita da due strumenti insieme accordati secondo la scala istriana, una scala molto particolare ed unica nel suo genere:


Da questa breve panoramica si intuisce un mondo musicale molto complesso e ricco di influenze esterne che sono state integrate nella musica delle varie regioni che compongono il paese.
Venendo ora in maniera più specifica alla lira, possiamo riscontrare un fraseggio molto particolare, che sicuramente si distacca da quello che abbiamo riferito all'area Trace-Macedone-Serba. In questo video è possibile osservare la ljieriça che interagisce con il diple nonché lo stesso strumento da solo:


Si tratta di un fraseggio molto particolare e difficilmente inquadrabile in un ambito modale, che corrisponde in parte a quello del diple.
Nell'area di Dubrovnik è diffusa una danza chiamata Lindjo in cui la lira svolge una funzione prevalentemente ritmica. Questa danza è molto popolare ed è diventata anche un'attrazione turistica:


Un'altra tradizione molto interessante ai fini del nostro discorso è quella del carnevale di Lastovo in cui gruppi di persone in maschera vengono accompagnate dal suono della ljieriça.


In questo caso il fraseggio della ljieriça richiama molto di più l'alternanza tra tonica e dominante tipica del linguaggio tonale.
Da quanto esaminato sembra che dal punto di vista melodico la lijeriça sia a cavallo tra i modi in uso nei balcani e degli elementi che richiamano la tonalità occidentale.

Come abbiamo già avuto modo di scrivere la lira calabrese si colloca in un contesto musicale molto diverso da quello che abbiamo analizzato finora. Potremmo infatti definire il linguaggio melodico della lira come una forma di modalità che va in direzione della tonalità. 


La suonata di Fragomeni esemplifica questo tipo di linguaggio, con i fraseggi che si sviluppano in maniera abbastanza chiara all'interno dell'alternanza tra tonica e dominante dettata dall'accompagnamento armonico della chitarra battente.
Allo stesso modo è evidente nel seguente esempio proveniente da Creta un diverso tipo di alternanza, con il Laouto che realizza un accordo posto al di sotto della tonica che precede (e prepara) la nota fondamentale del modo. Si tratta dei due tipi di pendolo richiamati da Erhardt e che abbiamo visto in un post precedente.


Quando e come il processo che probabilmente ha portato la lira in Calabria ad adattarsi ad un nuovo contesto melodico-armonico sia iniziato è difficile da dire, ma come abbiamo visto ci sono alcune testimonianze storiche che porterebbero a collocare l'inizio di questo passaggio tra fine '400 e inizio '500, forse sotto la spinta della polifonia di matrice fiamminga che si sviluppa in Italia per tutto il '500 e porterà infine alla messa in crisi della modalità di matrice gregoriana che fino ad allora era stata alla base della musica occidentale. 

Un sentito ringraziamento va a Fabio Resta e Daniele Bicego per la consulenza relativa agli aerofoni a sacco dell'area balcanica.

autore: Amedeo Fera

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